Storia di Villa Litta Modignani: i testi sono tratti dal sito della Biblioteca comunale di Affori, integrati da un contributo di Carlo Lolla ed arricchiti con le immagini e documentazioni condivise dallo storico afforese Luigi Ripamonti
L’importanza di Affori, antico feudo, poi borgo, successivamente Comune autonomo di Affori e Uniti e, infine, caratteristico quartiere della periferia nord di Milano, risale a tempi antichi ed è dovuta sia alla sua vicinanza alla città di Milano sia alla presenza di una strada militare romana realizzata in epoca imperiale, via detta poi nel Medioevo Strada Comacina.
Dell’antico abitato rimangono ancora oggi ben visibili evidenti tracce medievali e rinascimentali come la Torre di guardia in via Osculati (costruita attorno al XIV secolo), facente parte del complesso dell‘antica chiesa di Santa Giustina. Il nucleo principale del borgo, parte del quale tuttora esistente, si sviluppava lungo le attuali strade di via Giuseppe Taccioli e via Enrico Cialdini.
Il tracciato Taccioli-Cialdini, all’epoca, era una strada secondaria rispetto alle due più importanti vie di epoca romana, una – l’attuale via Bovisasca – per il traffico militare e l’altra – l’attuale via Giuditta Pasta – per il traffico civile, vie che da Milano si dirigevano a nord, verso Como.
AFFORI MEDIOEVALE
Dell’antico abitato di Affori rimangono ancora tracce visibili oggi di epoca medievale e rinascimentale come la Torre di guardia in via Osculati (costruita attorno al XIV secolo), trasformata poi in campanile dell‘antica chiesa di Santa Giustina.
Nel 1686 il marchese Pier Paolo Corbella ereditò dal conte Antonio Rossi di Parma il feudo di Affori, un grande terreno su cui sorgevano i ruderi di una antica e sontuosa residenza trecentesca dell’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, lo stesso che rimodernò e fece decorare l’Arcivescovado milanese di via delle Ore, quando il Duomo visconteo non era ancora iniziato. A questa sembrano appartenere i due archi di fattura medievale incastrati nelle mura di confine del parco, prospicienti l’attuale via Moneta.
Su tali ruderi, Il marchese nel 1687 fece costruire Villa Litta, che divenne il cuore dell’antico borgo e che con il tempo trasformò radicalmente la fisionomia agreste di Affori che per lungo tempo era stata caratterizzata dalla presenza di numerose cascine e fontanili e dalla coltivazione del gelso per l’allevamento dei bachi da seta, orientando i suoi abitanti prima verso l’artigianato, poi verso la piccola azienda a conduzione familiare, infine verso l’organizzazione di arti e mestieri (coltivazione di cotone e allevamento di baco da seta, tessitura, arte del ferro battuto e delle armi da taglio, falegnameria, intaglio) funzionali alle esigenze degli abitanti e frequentatori della Villa.
Dai Corbella la villa passò ai D’Adda, poi a Girolamo Isidoro Trivulzio e Vittoria dei Gherardini, genitori della principessa Cristina, patriota risorgimentale (1808 – 1871), andata in sposa ad Emilio Barbiano di Belgiojoso a soli sedici anni.
Villa Litta Modignani venne utilizzata come residenza estiva e come luogo di ritrovo della migliore nobiltà milanese. L’edificio storico risente degli stili tipici del periodo in cui venne realizzato, la fine del sec. XVII, quando la sontuosa architettura barocca si andava rammorbidendo nel neoclassicismo Settecentesco.
In quel periodo Girolamo Trivulzio organizzò un circolo di letterati e intellettuali tra cui spiccano il Manzoni, Francesco Hayez, Giuseppe Molteni e il conte Ercole Silva personaggio di spicco della Milano illuminista, architetto di giardini all’inglese. Tutti frequentatori di Villa Litta Modignani.
Il conte Silva con la collaborazione di Luigi Villoresi contribuì con Pollack per l’allora Villa Belgiojoso Bonaparte (oggi Villa Reale) e, in seguito, alla sistemazione del parco di villa Litta Modignani trasformando i giardini originali all’italiana a giardini all’inglese. Niente più simmetrie di vialetti e labirinti, ma ampi prati alternati a fitti boschetti, sentieri serpeggianti e irregolari. Fioriture sparse tra le moltitudini di scorci visuali sempre diversi.
Il recupero di una edicola votiva, datata 1450, completamente restaurata, la cui effige in terracotta è da ascriversi alla bottega dei Solari di Carona, è stata murata nel 1803 sul lato esterno orientale della barchessa in via Cialdini. La “Madonna col bambino” fu li murata per volontà di Teresa Litta Gherardini; testimonianza è l’epigrafe su lapide in marmo bianco, della figlia Teresa, a ricordare e a unire insieme il gesto di devozione della madre e la filiale riconoscenza riflesse nell’immagine sacra.
Semplice all’esterno ma sfarzosa negli interni, durante la seconda metà del ‘700 subì vari rifacimenti per mano di artisti di fama e ben presto arrivò a ricoprire un ruolo esclusivo: circondata da un luminoso parco, uno dei più antichi di Milano, inizialmente concepito come giardino all’italiana (verrà trasformato dal paesaggista Ercole Silva in giardino all’inglese nell’800), la villa divenne degna cornice per soggiorni di villeggiatura della migliore nobiltà in occasione di sontuosi ricevimenti.
Nel corso della seconda metà del 700 vennero realizzate importanti opere migliorative e di abbellimento: il parco fu ampliato creando un trionfale viale d’ingresso alla Villa, lungo circa 700 metri, delimitato ai lati da quattro filari d’alberi alla cui estremità venne collocato un maestoso complesso scultoreo noto come “I Sirenei” in stile barocco ispirato all’arte egizia con obelischi e sfingi, come esigeva la moda dell’epoca. I Sirenei anche detti “I Dunasc” in dialetto milanese, è uno dei simboli più preziosi e dimenticati di Affori.
Il tutto permetteva l’ingresso in modo pomposo alle lussuose carrozze degli invitati al cui passaggio si apriva l’artistica cancellata in ferro battuto (ora presso Villa Clerici al Niguarda). I “Sirenei” vissero in quegli anni il loro momento migliore”. (Leggi: Nel 2012 i Sirenei restaurati dopo anni di abbandono)
Nel 1778, poi, fu realizzata la “Postale Comasina”, importante via di collegamento tra Milano e Como, corrispondente all’attuale via Imbonati – Pellegrino Rossi – Astesani – Comasina. La via, già esistente, venne ampliata, rimodernata nel tracciato e resa più “velocemente carrozzabile”; sia il viale d’ingresso alla Villa con i Sirenei, sia la “Postale Comasina” vennero realizzati dal conte Ing. Francesco d’Adda, proprietario della Villa.
Con l’arrivo di Donna Teresa Litta, la sua seconda moglie, giunse anche lo sfarzo e la vita mondana. La marchesa mostrò subito doti di grande abilità nell’attirare personalità di spicco della nobiltà dell’epoca allacciando con loro amicizie e relazioni e rinsaldando, al tempo stesso, antichi vincoli di parentela con le casate più illustri. Fu un periodo di feste, incontri e sfarzo.
Donna Teresa Litta rese le sale largamente ospitali e accoglienti: la Villa si aprì a concittadini, agli italiani d’altre regioni e agli stranieri. I ricevimenti erano sontuosi e la conversazione vivace. Fu abbellita con tele, affreschi e arredi preziosi come i mobili di Giuseppe Maggiolini, caratterizzati da un intarsio sottile, giallo su bruno, con arabeschi e girali.
Non fu un caso, dunque, se la nipote di Maria Teresa d’Austria, Teresa, la figlia dell’Arciduca d’Austria Ferdinando e Beatrice Ricciarda d’Este (amici dei proprietari di casa), nel 1778, scelse proprio Villa Litta per trascorrere un periodo di riposo onde recuperare la salute dopo l’inserzione del vaccino. A testimonianza di questo evento possiamo leggere la targa marmorea che il Conte fece murare sotto il porticato d’ingresso, a futura memoria. La scritta è in latino e dice che la scelta fu dovuta all’amicizia e alla salubrità dell’aria.
Nel corso dell’800, tra i cambiamenti importanti che riguardarono la Villa vi fu sicuramente la realizzazione di una nuova strada di congiunzione realizzata ad opera del Marchese Gerolamo Trivulzio tra l’ingresso laterale della stessa e la Postale Comasina, il “viale Trivulzi”, (poi Corso Vittorio Emanuele e ora viale Affori), per favorire il percorso verso Milano alle carrozze che provenivano dalla Villa.
Egli provvide ad alberarlo con piante di aggiunta ai plurisecolari platani già esistenti e dei quali quello davanti al ristorante “la Pianta” di Via Astesani (aperto fin dai primi del novecento) ci è rimasto quale ultimo e significativo esemplare.
Altra opera importante che cambiò il destino di Affori fu la realizzazione, nel 1879, della linea ferroviaria che, se da un lato rappresentò una innovazione necessaria allo sviluppo del borgo e della città e un miglioramento per la vita di molti lavoratori, dall’altro spezzò in maniera violenta l’unità del parco, consegnando, nel tempo, i “Sirenei” all’oblìo.
L’800 fu il secolo in cui la Villa divenne di centrale importanza nella vita politica cittadina soprattutto per il fermento culturale (e non solo..) che aveva luogo nel suo salotto e che tanto contribuì alla storia del Risorgimento.
Nel ‘900 scomparve, purtroppo, il fasto dei secoli precedenti e la Villa ebbe un destino ben diverso. Nel 1915 fu temporaneamente adibita a luogo di ricovero per malati affetti da turbe psichiche e solo successivamente, nel primo dopoguerra venne assegnata la manutenzione del parco a degenti alcolisti del manicomio; per questo la Villa ed il giardino saranno chiamati dagli afforesi con il nome di “la cà d’i matt” e “el giardin d’i matt”.
Successivamente, con la seconda guerra mondiale divenne luogo di ricovero per masse di sfollati e fu spogliata dei favolosi arredi, della preziosa cancellata in ferro battuto, e delle tele che verranno collocate nei vari musei cittadini. Nel 1962 ritrovò in parte il suo destino originale di presidio culturale ospitando l’attuale biblioteca comunale.
Fonti consultate:
- S. Langè, Villa Corbella, Litta, Litta – Modignani, in AA. VV, Ville della Provincia di Milano, SISAR, Milano 1972, pp. 426-428;
- L. Ripamonti, Affori mille anni di storia, La buona parola, Milano 1995;
- Annoni, La Villa Litta Modignani ad Affori presso Milano in AA. VV., Ville e castelli d’Italia Lombardia e laghi, cit.;
- L. Sarzi Amadè, Milano fuori di mano, Mursia, Milano 1985;
- “Lo spazio, la storia, la cultura: Villa Litta ad Affori” Maria Grazia Nobile; Anno Accademico 2012/2013;
- Altri approfondimenti su Biblioteca Villa Litta/affori-un-po-di-storia
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