Sul confine ovest dello storico Parco di Villa Litta (uno dei parchi più antichi di Milano) nascosta da alti muri di cemento che ne lasciano intravedere solo il tettuccio a capanna rivestito di tegole rosse, che da tempo il forte vento ha brutalmente divelto, in fondo ad un lungo e stretto vialetto invaso dalla selvaggia vegetazione, si trova uno dei simboli di fede, pietà, tradizione e di storia della vecchia Affori. E’ la Cappella degli Appestati (o dei Lebbrosi), fatta erigere dopo la Peste 1630 dalla nobile famiglia Litta proprietaria dell’omonima residenza della splendida Villa Litta Modignani nel parco di Affori. Era difatti allora consuetudine far costruire edicole votive per venerare la memoria dei morti e dei malati.
La Cappella della Madonna degli Appestati, come era…
I defunti venivano seppelliti nel “foppone“,
una fossa comune attigua alla Cappellina degli Appestati.
La Cappella degli Appestati era un tempo una graziosa “edicola votiva” molto venerata dalle genti afforesi che qui venivano a pregare i loro morti flagellati dalle terribili epidemie infettive di peste, tifo, colera, vaiuolo. Nel mese di Maggio era tradizione recarsi in processione per la recita quotidiana del Santo Rosario e per la celebrazione settimanale della Santa Messa.
Il Foppone era una fossa comune
Racconta Luigi Ripamonti nel suo libro Millenium Afforese:
Violenta fu davvero quella terribile peste del 1630 “la Grande” anche in Affori. In una povera borgata di campagna, fatta di case umide, maleodoranti e malmesse, di famiglie numerose, nella più squallida miseria, non fu difficile trovare un terreno ottimale per lo sviluppo di tale flegello. Per motivi non solo igienici, coloro che cadevano facili vittime del morbo (o sospettati tali) non venivano accompagnati al luogo della tradizionale sepoltura, ma con affrettata circostanza “infossati ne’ campi” in luogo lontano dall’abitato adibito a questa pietosa e mesta circostanza. Il luogo si può localizzare in mezzo ai campi che separavano l’abitato di Affori dalle Cassine della via per San Mamete (ora via Moneta) e da quelle sulla strada per Novate (attuale via Assietta).
La grande peste del 1630
Affori, Mille anni di Storia di Luigi Ripamonti
Violenta fu davvero quella terribile peste del 1630 “la Grande” anche in Affori. In una povera borgata di campagna, fatta di case umide, maleodoranti e malmesse, di famiglie numerose, nella più squallida miseria, non fu difficile trovare un terreno ottimale per lo sviluppo di tale flegello. Per motivi non solo igienici, coloro che cadevano facili vittime del morbo (o sospettati tali) non venivano accompagnati al luogo della tradizionale sepoltura, ma con affrettata circostanza “infossati ne’ campi” in luogo lontano dall’abitato adibito a questa pietosa e mesta circostanza. Il luogo si può localizzare in mezzo ai campi che separavano l’abitato di Affori dalle Cassine della via per San Mamete (ora via Moneta) e da quelle sulla strada per Novate (attuale via Assietta).
La Peste del 1630 di … Manzoniana memoria
Scrive Luigi Ripamonti su ABC News – Milanesi di Affori:
… stiamo parlando dei primi decenni del ‘600 passati alla storia di casa nostra come il dilagare di pandemie, tra le quali la parte maggiore se l’è presa la peste cosiddetta “manzoniana”, ovvero descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi e tristemente subita nel nostro territorio nel 1630 e seguenti. Fu un vero sterminio, specialmente fra la popolazione contadina, che per varie ragioni non rifulgeva in fatto di pulizia personale ed ambientale. Il contagio dilagò con la rapidità e la violenza di un uragano, che travolse molte vittime tra la popolazione del nostro territorio. Tra le altre cause è da annoverare l’insufficiente assistenza sanitaria rivolta con priorità agli abitanti della città, aggravata dall’interdizione per gli estranei di entrare attraverso le porte della stessa. Pubblicazioni dell’epoca riportano fatti e circostanze che ancor oggi ci lasciano sbigottiti. Documenti dell’archivio parrocchiale ne sono inconfutabili testimoni: la Cassina San Mamete venne adibita a ricovero per infetti del circondario (una specie di Lazzaretto di casa nostra), mentre i deceduti venivano inumati in fosse comuni (ce lo ricorda la Cappelletta detta “degli Appestati” tuttora esistente in via Moneta, presso il Parco di Villa Litta). Il rapporto per anni instaurato ed alimentato fra città e campagna venne travolto nelle spire del ciclone della peste nera. Un lungo periodo di riassestamento mise a dura prova l’operosità del popolo di campagna: un lungo e difficile susseguirsi di decenni che ci porta al 1687: col nuovo feudatario di Affori, il marchese Pietro Paolo Corbella, e la costruzione della sua lussuosa “villa di campagna” si vide nascere un nuovo periodo nella millenaria storia del territorio afforese…
La Cappellina degli Appestati, come era ben curata da alcuni volenterosi afforesi…
Luigi Ripamonti – 23 Marzo 2016: Forse è maturato il momento di discutere del destino di questo antico simbolo di fede, di storia e di tradizione di Affori: la cosiddetta “Cappelletta degli appestati”. Per anni la manutenzione del vialetto e della cappelletta si è avvalsa del volontariato dei sigg. Anna Maria e Luigi, Jole, Miriam ma da qualche anno è ridotta in stato pietoso e vergognoso, rifugio d’ogni sopruso civico, fisico e morale. Parliamone…
Anna Marino – io per tanti anni l’ho curata, la pulivo, avevamo raccolto dei soldi per pitturarla dentro e sistemarla, necessitava lavori urgenti. Fuori raccoglievo tutte le foglie del viale per arrivare al Gesù bambino, poi lo hanno rubato e ho comprato la Madonna. Ho cercato anche di parlare con le Belle Arti ma tutti passavano la mano. Poi per me era diventato troppo pesante anche perchè al lavoro facevo i tre turni così quando è arrivato il signore Luigi io mi sono messa da parte…
La Cappellina degli Appestati oggi: profanata e abbandonata a se stessa…
Il cancello divelto della Cappellina degli Appestati ad Affori nel 2016 (foto Luigi Ripamonti) La situazione della Cappellina degli Appestati nel 2015 nelle foto di Luigi Ripamonti
Nascosta tra alti muri di cemento in fondo ad un vialetto invaso dall’erbacce
MilanoAffori.it ha ripescato gli accorati appelli dello Storico afforese Luigi Ripamonti e di alcuni preoccupati residenti in cui denunciano e documentano sin dal 2014 le pietose e sempre più precarie condizioni in cui versava la piccola Cappella della Madonna degli Appestati. Riportiamo qui i post facebook che abbiamo ritrovato e alcuni tra i più interessanti commenti pubblicati nel gruppo facebook “non sei di Affori se…”
Claudio Luigi Bagni – L’accesso allo stretto vicolo, che si allunga tra due mura facendosi ora largo tra la vegetazione incolta, è sbarrato da un cancello mezzo sfondato, comunque provvidenziale per evitare ulteriori scempi o vandalismi: là in fondo allo stretto vicolo, la Cappella degli Appestati giace in completo abbandono. E ai vecchi che passano di lì, sembra che là in fondo, dietro le sbarre che la proteggono e la imprigionano, la Madonnina dipinta in affresco dal pittore Veraldi sorrida ancora. E sembra chiedere aiuto per quella casetta che la ospita e che sta crollando nell’indifferenza.
Claudio Santambrogio – 14 ottobre 2014: il vialetto che conduce alla Cappella degli Appestati è chiuso per un motivo: vicino alla cappella vi è una certa voragine… sembra siano stati fatti degli scavi. Qualcuno sa di cosa si tratta?
Felice Grassi: credo che il viottolo che porta alla cappelletta sia terra di nessuno…. se si togliesse il muro di cinta lato parco automaticamente la cappelletta rimarrebbe inglobata al parco, poi si potrebbe fare una colletta patrocinata dalla parrocchia e sicuramente gli Afforesi non mancherebbero di dare il loro contributo per rendere dignitoso quel punto storico di Affori.
Francesco Branca Condivido sull’opportunità di abbattere il muro di cinta ed inglobare così la cappelletta nel Parco di Villa Litta.
Lorenzo Di Bonito: …se scavano un po’ di più troveranno qualche antico afforese…
Felice Grassi: Voi scherzate sul ritrovamento di cadaveri… ma quella si chiama la Cappelletta degli Appestati, proprio perché li sotto c’è la fossa comune di tutti i morti di peste nel 1630 che ha colpito anche Affori.
Il dipinto della Sacra Famiglia con S. Antonio da Padova e S. Luigi
Luigi Ripamonti – 21 Agosto 2019
Parecchi concittadini mi hanno chiesto com’era l’interno della cappelletta degli appestati,
prima che venisse profanata e semidistrutta.
Era così: un dipinto raffigurante la Sacra Famiglia con S. Antonio da Padova e S. Luigi. Siamo in attesa di una sua seconda vita (come promesso).
L’affresco interno della Cappellina degli Appestati con la Sacra Famiglia, S. Antonio da Padova e S. Luigi (foto Luigi Ripamonti) Le disastrose condizioni della Cappellina degli Appestati documentate il 30 Aprile 2016 da Claudio Santambrogio
Il dipinto è crollato
Claudio Santambrogio – 30 Aprile 2016
Più volte abbiamo scritto della Cappelletta degli Appestati e di quanto avrebbe bisogno di cure. Oggi sono andato a visitarla. E’ davvero un peccato che la via di accesso sia sbarrata. L’interno è davvero in condizioni pietose! è crollata addirittura la tavola del fondo della cappella! Se aspettiamo ancora un po’, crolla tutto…
Non potrebbe essere più stridente il contrasto con le foto del passato in cui la bella cappelletta era linda, luminosa, curata ed ora allo sfascio, buia e trista…
Luigi Ripamonti – 17 Gennaio 2017
LA CAPPELLETTA DI VIA MONETA – detta ” degli appestati”
un mitico simbolo di storia e di fede dell’antica Affori
Come l’abbiamo ereditata, come non l’hanno rispettata
Nonostante l’interessamento del Municipio 9
i ” soliti ignoti” sono più tempestivi della istituzionale troppo lenta burocrazia !!!
Enrico Turato – Marzo 2017: La Cappella degli appestati è stata inserita nel piano di intervento di via Moneta che riguarda anche la viabilità e altri aspetti. In Municipio stiamo cercando la strada tecnica ed amministrativa per poterla restituire alla cittadinanza quanto prima. È stata comunque inserita nei lavori che il Municipio deve svolgere sul territorio. Vedrà che riusciamo a riportarla al decoro che merita.
Enrico Turato – da sempre mi preoccupo di tale opera (malandata). Pochi mesi dopo la mia elezione nel Municipio 9, nell’ottobre del 2017, feci fare una perizia tecnica a mie spese, perché non risultava nessuna pianta quotata, quella più aggiornata era medioevale.
La ristrutturazione era stata promessa con le nuove case di via Moneta. Ora è ancora lì così. Chiedo spiegazioni e delucidazioni sulle tempistiche.
Maria Anna Caracciolo – 17 Gennaio 2017: Condivido Sig. Turato il suo commento e sono certa farà tutto il possibile per salvare quello che per noi afforesi rappresenta una tra le tante memorie storiche della nostra collettività. Rispettare e far rispettare un luogo dove riposano, adagiati in una fossa comune, coloro che furono distrutti dalla peste è un dovere per non offenderne la memoria. D’accordo anche con Felice Grassi sull’eventuale necessità di contribuire a rendere dignitoso questo punto storico. Attendiamo gli eventi! Mi piace citare alcuni versi del nostro instancabile e amato poeta afforese Luigi Farina che ho avuto il grande piacere di conoscere personalmente: ” Sora l’altar la Madonnina de la cappelletta: le la sorrid sul quader pitturada, su la fin del bosch, lì in la gesina davanti ai prà, indorada da un ragg de lus divina” Sig. Ripamonti so quanto questa notizia l’abbia amareggiata, ma ce la faremo a ridare dignità alla nostra cappelletta, ne sono sicura !!