Articolo de Il Giorno del 27 Novembre 2017 a firma di Annamaria Lazzari
Il Giorno 27 nov 2017 delitto di Villa Litta
Milano, 27 novembre 2017 – Non parla d’altro Affori. Anche ieri mattina l’omicidio di Marilena Negri, la 67enne trovata sgozzata giovedì prima delle 7 del mattino al parco di Villa Litta dove si era recata a passeggio con la sua cagnolina Liz, è il «pensiero dominante» di questa comunità alla periferia nord che si credeva un’isola protetta, quasi un piccolo paese nel cuore della metropoli, e ora tutto ad un tratto si scopre indifesa, insicura ed impaurita.
Maurizio Marianni racconta che negli ultimi giorni le proprietarie dei cani di sua conoscenza hanno smesso di venire al parco per paura. Poi aggiunge: «La signora Negri la conoscevo da 15 anni. Abbiamo scambiato solo poche parole. Era molto riservata, sempre vestita bene, profondamente educata». Di fronte all’assurdità del suo delitto così efferato, per di più commesso nell’unico vialetto del parco illuminato e video sorvegliato, incontriamo anche chi azzarda ipotesi diverse, sebbene tutti gli elementi raccolti inducano gli inquirenti a pensare ad una rapina finita male, a partire dalla sottrazione della catenina d’oro che la vittima indossava. «Potrebbe essere un depistaggio il furto» dicono due uomini che non si conoscono, avallando voci dal sén fuggite. O «scorciatoie della mente», come suggerisce una giovane madre seduta alla panchina, «perché è più psicologicamente accettabile l’ipotesi di un male confinato nella sfera privata piuttosto che la tesi del killer a piede libero, pronto a colpire».
Forse quello stesso uomo – di carnagione chiara e dell’Est Europa – che il 13 novembre ha rapinato e violentato una peruviana 21enne vicino all’ospedale Niguarda e due giorni dopo ha derubato con un coltello una mamma 30enne col passeggino, in via Enrico Fermi. Psicologia o meno, non dimostra tenerezza contro le malelingue don Edy Cremonesi della parrocchia di Santa Giustina, dove oggi alle 14,45 si svolgeranno i funerali. Durante l’omelia della messa domenicale, ha scandito: «Ci troviamo di fronte ad un delitto che ha portato un dolore immenso ai familiari e un senso di profondo smarrimento in tutta la nostra comunità. Al di là della vicinanza che possiamo esprimere alla famiglia, è molto difficile consolare tale dolore. In questo momento, però, nessuno dovrebbe permettersi di insinuare sospetti che purtroppo ho ascoltato, ho sentito serpeggiare e che non vanno bene.Il mio invito è: pregate per la vittima e i familiari. Il resto non spetta a noi». Per altri residenti è importante «non chiudersi in casa. Un territorio è più sicuro se lo vive la comunità» sottolinea Ermes Cordaro. Concorda Paolo Capra: «Un episodio gravissimo ma resta una fatalità: poteva capita ad Affori come al Sempione. Nessuna zona è al riparo dall’aggressione di uno sbandato». «La verità è che i posti tranquilli non esistono più» è la sintesi amara di Graziella Bonardi.
Tratto da Il Giorno
27 Novembre 2017
di Annamaria Lazzari